Se sarà l’Intelligenza Artificiale a pagarci la pensione… cosa stiamo facendo noi, oggi?
Data pubblicazione: 09 luglio 2025
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“Al momento della pensione non sarà più il singolo lavoratore a congedarsi dall’attività, ma lui e il suo gemello digitale, la sua intelligenza artificiale verticale personale, cioè il capitale computazionale.”
— Il Sole 24 Ore, 4 luglio 2025
Così si apre un recente articolo pubblicato da Il Sole 24 Ore, in cui si ipotizza che, in un futuro non troppo lontano, a garantire la nostra pensione sarà un'intelligenza artificiale personale in grado di proseguire la nostra attività anche dopo il ritiro dal mondo del lavoro. Una visione affascinante, certamente, ma che solleva una domanda concreta e urgente: oggi, su cosa possiamo contare per costruire un futuro pensionistico sostenibile e sicuro?
🔍 La realtà attuale: l’urgenza di pensare al futuro con consapevolezza
Mentre si immaginano scenari futuristici in cui sarà l’AI a “contribuire per noi”, il presente ci mostra un’Italia che invecchia rapidamente, con pochi giovani lavoratori a sostenere un sistema pensionistico sempre più fragile.
Eppure, nel dibattito pubblico, troppo spesso si dimentica che gli strumenti per agire concretamente ci sono già, e sono alla portata di tutti. Serve solo consapevolezza e volontà.
💡 Previdenza complementare: l’unico “gemello” che oggi lavora per noi
Se c’è davvero qualcosa che oggi può continuare a produrre valore anche quando smetteremo di lavorare, è un piano di previdenza complementare. Un fondo pensione ben costruito rappresenta a tutti gli effetti un capitale personale attivo, che cresce nel tempo grazie a:
- versamenti regolari
- rendimenti nel lungo periodo
- e vantaggi fiscali significativi
È il nostro vero “capitale computazionale” di oggi, uno strumento concreto per colmare il divario sempre più ampio tra pensione pubblica e tenore di vita desiderato.
🧠 Il paradosso: pensionati o produttori invisibili?
“Ad andare in pensione, a questo punto, sarà il concetto stesso di pensione come la intendiamo ora.”
— Il Sole 24 Ore
Questa frase riassume il cuore della provocazione: se l’intelligenza artificiale sarà in grado di continuare a lavorare al posto nostro, il confine tra attività e quiescenza diventerà sempre più sfumato. E forse il concetto stesso di “pensione” sarà destinato a trasformarsi. Ma finché questo futuro non sarà realtà, il rischio è credere che qualcun altro — o qualcosa — penserà per noi.
Il vero errore? Rimandare. O peggio, restare immobili.
🗝️ Conclusione: fidarsi dell’AI, ma anche del buon senso
Ben venga l’innovazione. L’intelligenza artificiale ci aiuterà — e lo sta già facendo — a semplificare la gestione delle informazioni, a migliorare i processi decisionali, a ottimizzare tempi e risorse.
Ma la serenità pensionistica non si costruisce con algoritmi lontani. Si costruisce oggi, con scelte consapevoli e strumenti reali.
E la previdenza complementare, ad oggi, è uno di questi.
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